Q&A con Willie Peyote

1. Distilled Sounds è connessione e contaminazione: quanto è importante, nella tua musica, il confronto con altri artisti?

Il confronto e la condivisione con altri artisti è stato da sempre fondamentale per me, partendo dal team con cui lavoro in studio e sul palco composto da più produttori e musicisti che seguono il progetto da anni, arrivando fino ai molti featuring che faccio da sempre e che ogni volta mi insegnano qualcosa di nuovo e mi portano a migliorare.

2. C’è un momento particolare della tua carriera a cui brinderesti insieme a un bicchiere di Jameson?

Per come la vedo io ogni momento è buono per un brindisi quindi fatico a restringere il campo, ma direi che il primo concerto al cap 10100 a Torino nel gennaio del 2016 fu il primo momento in cui ci guardammo e ci rendemmo conto che qualcosa stava cambiando qualcosa e fu sicuramente un ottimo momento per un brindisi anche con Jameson.

3. Se la tua musica fosse un whiskey Jameson, quale sarebbe e perché?

Direi Jameson Black Barrel, oltre a essere il mio preferito ricorda fin dal nome la componente di Black music che cerchiamo da sempre di mettere nella nostra produzione artistica e che in un certo senso è un tratto distintivo del progetto.